Workshop e progetto espositivo Academy Awards "Barbarie"

15 giugno - 26 luglio 2012
progetto presentato da Marcello Maloberti e Adrian Paci, elaborato per il Dipartimento di Arti Visive, Performative e Multimediali della NABA


 

Questa Barbarie, individuata nell’accostamento di opere di diversa natura e tecnica, selezionate tra quelle prodotte dagli studenti del Triennio di Arti Visive, è intesa come un'attitudine all'esperienza dell'arte, che si muove ai confini dei linguaggi ordinari: la capacità di inventare nuove forze, nuovi concetti e ossessioni, deriva infatti dalla possibilità di usare il linguaggio muovendosi in un territorio che rimane sempre straniero, un carattere potenziale che viene percepito come necessariamente e ostinatamente “barbaro”.

Gli studenti, con le loro opere, hanno guardato con naturalezza a tutto ciò che si rivolge all’“istintivo”, che nasce da una reale sollecitudine e necessità, ponendo l’attenzione sull' importanza di una dimensione desiderante alla base delle dinamiche della creazione artistica. Seguendo la natura dei lavori in mostra che presentano la molteplicità dei linguaggi, delle tecniche, delle sollecitazioni e dei gesti che li hanno generati, la dimensione spaziale in cui sono raccolti è stata pensata per opposizione, al fine di marcare questi aspetti tra saturazione e sottrazione, intensità e riduzione, vuoto e pieno, frastuono e silenzio.

Con il contributo di Fondazione Cariplo e Gemmo spa. Con il patrocinio del Comune di Milano - Assessorato a Cultura, Moda Design.

Workshop e progetto espositivo Academy Awards "Barbarie"

15 giugno - 26 luglio 2012
progetto presentato da Marcello Maloberti e Adrian Paci, elaborato per il Dipartimento di Arti Visive, Performative e Multimediali della NABA


 

Questa Barbarie, individuata nell’accostamento di opere di diversa natura e tecnica, selezionate tra quelle prodotte dagli studenti del Triennio di Arti Visive, è intesa come un'attitudine all'esperienza dell'arte, che si muove ai confini dei linguaggi ordinari: la capacità di inventare nuove forze, nuovi concetti e ossessioni, deriva infatti dalla possibilità di usare il linguaggio muovendosi in un territorio che rimane sempre straniero, un carattere potenziale che viene percepito come necessariamente e ostinatamente “barbaro”.

Gli studenti, con le loro opere, hanno guardato con naturalezza a tutto ciò che si rivolge all’“istintivo”, che nasce da una reale sollecitudine e necessità, ponendo l’attenzione sull' importanza di una dimensione desiderante alla base delle dinamiche della creazione artistica. Seguendo la natura dei lavori in mostra che presentano la molteplicità dei linguaggi, delle tecniche, delle sollecitazioni e dei gesti che li hanno generati, la dimensione spaziale in cui sono raccolti è stata pensata per opposizione, al fine di marcare questi aspetti tra saturazione e sottrazione, intensità e riduzione, vuoto e pieno, frastuono e silenzio.

Con il contributo di Fondazione Cariplo e Gemmo spa. Con il patrocinio del Comune di Milano - Assessorato a Cultura, Moda Design.

Veduta dell'allestimento.
Foto di Davide Tremolada

Foto di Davide Tremolada

Foto di Davide Tremolada

Foto di Davide Tremolada

Foto di Davide Tremolada

Foto di Davide Tremolada

L’inaugurazione

Irene Coppola, Are(e)n, tele ricamate, dimensioni variabili, 2011 (dettaglio)

Partendo da una riflessione sul lavoro manuale, ho operato un'indagine sulle mappe delle città utopiche rinascimentali cui ho deciso di dare una nuova forma ricamandole a mano su tela. Il lavoro è composto da dodici tele: alcune raffigurano mappe intere, altre si soffermano su alcuni dettagli come i perimetri, le parti interne o ancora numeri e lettere che avevano carattere simbolico. Nel procedere a tale selezione ho operato fino alla frantumazione del dettaglio per sviscerare l'essenza delle mappe stesse eliminando l’eccesso.

Foto di Davide Tremolada

Davide Serpetti, Pulling Matches, performance (durata 30’’), trenta scatole di fiammiferi dipinte, dimensioni variabili, 2012.

Trenta performer anonimi che sotto la direzione dell'artista accendono un fiammifero quasi all'unisono. Trenta combustioni ripetute ma intervallate da attimi di pausa, imperfette, generano rumore, visione e odore.
Performance realizzata in occasione dell'Opening.

Cecilie Hjelvik Andersen, Namaste ji, olio su tela, 24 x 30 cm, 2012

Attraverso il ritratto ho considerato la condizione di vita dei pazienti di un ospizio indiano come pretesto su cui riflettere. Ho guardato al volto come a una sorta di territorio in conflitto con l'esperienza delle persone rappresentate.
Foto di Davide Tremolada.

Alessandro Lenzolari, Tornado, stampa su carta fotografica opaca, 200 x 140 cm, 2010

Pada, tappeto greco tradizionale, tubi, pinze, cm 160 x 70 x 20, 2012.

Installazioni di strutture modulari appartenenti ai retroscena di un set fotografico vengono combinate con oggetti e immaginari diversi, generando nuovi significati all'interno di quella dimensione nascosta in cui avviene il pensiero e la strategia della fotografia. Questi elementi, nella loro combinazione irripetibile diventano soggetti dell'atto fotografico stesso.
Foto di Davide Tremolada.

Alice Gerosa, Centouno, inchiostro e acquarello su carta (particolare), 14,5 x 10 cm, 2012

Intervenendo ripetutamente sulla stessa figura con la stessa tecnica, ma in maniera differente, il soggetto subisce una sorta di processo di decostruzione e ricostruzione anche dell’identità e diventa ambiguo. All’interno di questa serie, la mutazione cambia la figura profondamente fino a confonderne l’identità stessa e a crearne di molteplici.
Foto di Davide Tremolada

Alkim Andrea Reggioli, Definizione, matita e china su carta da lucido, 42 x 29,7 e 21 x 29,7 cm, cad., 2012

Mi sono concentrato nell'analisi di vari spartiti musicali e una volta estrapolati gli elementi essenziali e definite le nuove regole, ho iniziato con la creazione di un nuovo mondo, che non sia necessariamente collegato al concetto precedente, ma che aiuti a esprimerne di nuovi.
Foto di Davide Tremolada

Cecilie Hjelvik Andersen, Heivannet, video, 4', 2012

Una piccola figura sull'orizzonte del lago ghiacciato di Heivannet cerca con insistenza di rompere la superficie con un'accetta. Nella dimensione astratta e silenziosa del paesaggio si compie un atto di forza eroico e destinato al vuoto.
Foto di Davide Tremolada

Daniela Peracchi, Leggero leggero, video, 8’54’’, 2011

Il lavoro è ispirato al baco da seta. L’azione consiste nel coprire completamente mia madre con delle foglie secche. Esse la seppelliscono, nascondendola e proteggendola dal mondo esterno. Come un vero vestito, le foglie si poggiano su di lei leggere leggere e si appesantiscono con il passare del tempo.
Foto di Davide Tremolada

Davide Serpetti, Pulling Matches, performance (durata 30’’), trenta scatole di fiammiferi dipinte, dimensioni variabili, 2012

Trenta performer anonimi che sotto la direzione dell'artista accendono un fiammifero quasi all'unisono. Trenta combustioni ripetute ma intervallate da attimi di pausa, imperfette, generano rumore, visione e odore.
Foto di Davide Tremolada

Elisabetta Falanga, Involvement, video 2'25'', colore, sonoro, 2011

L’ambiente si fa teatro, gli abitanti come statue ellenistiche si plasmano sul mobilio, divenendo frame di un video nello spazio esistente. Non vi è tempo se non il proprio, che è fatto di disordinati percorsi personali scissi fra loro. Ogni attimo è per sé e sconvolge le normali prassi e vicissitudini.
Foto di Davide Tremolada

Flavia Montecchi, Me Ne Frego, grafite su carta, 150 x 290 cm, 2012

''Signor comandante io me ne frego, si fa ciò che si ha da fare per il re e per la patria''. Definito da D'Annunzio un motto “crudo'”, interpretato durante la prima guerra mondiale come segno di abnegazione totale della Patria, venne in seguito utilizzato dalle Squadre d’azione fasciste, come un’ostentazione di indifferenza verso ogni tipo di critica morale o democrazia del pensiero. Un motto anarchico che annulla la natura formativa e assoluta dell’epigrafe monumentale.
Foto di Davide Tremolada

Giorgia Mocilnik, She 2012, stampa fotografica, 62 x 70 cm, 2012

Costruire un rifugio all’interno della propria stanza; volersi rispecchiare sia nel suo materiale che nella sua costruzione; convivere con qualcosa di utile, sicuro, ma che allo stesso è prepotente.
Foto di Davide Tremolada

Gloria Carucci, Venagione, foto-proiezione, dimensione ambientale, 2012

L'immagine di una battuta di caccia è proiettata sul corpo dell’artista. Piani e narrazioni sovrapposti per raccontare una grande “astrazione animale”, la creazione della bestia.
Foto di Davide Tremolada

Irene Belfi, Senza titolo, video-installazione, 3'09'', 2012

Un'immagine fissa viene ripresa fino a quando un movimento graduale non la scuote, gocce d’acqua corrompono la sua dimensione statica, creando una sonorità.
Foto di Davide Tremolada

Roberta Garbagnati, Rampage, video, 10’, 2012

Il video nasce dalla documentazione di una serie di azioni improvvisate che si trasformano poi in azioni pianificate nelle quali mi relaziono con una serie di oggetti prescelti. Rampage è l’insieme di tensione, fallimento, tentativi, equilibrio, errore, forma, impulso, decisione, è un creare qualcosa mentre la eseguo, spontanea e casuale.
Foto di Davide Tremolada

Roberta Garbagnati, Street six, materiali vari, dimensioni variabili, 2010

Ispirandomi alle Linee di Piero Manzoni, ho usato rotoli di materiali differenti - nastro rosso per pacco regalo, gomitoli di lana, carta stagnola, rotoli di scontrino, nastro blu per pacco regalo, nastro adesivo, Domopak, nastro verde per pacco regalo … - fissandone un’estremità alla parete ho lasciato che cadessero naturalmente creando così il loro percorso.
Foto di Davide Tremolada

in alto: Giorgia Mocilnik, She 2012, stampa fotografica, 62 x 70 cm, 2012

Costruire un rifugio all’interno della propria stanza; volersi rispecchiare sia nel suo materiale che nella sua costruzione; convivere con qualcosa di utile, sicuro, ma che allo stesso è prepotente.

in basso: Giulia Maiorano, Senza titolo, mattoni, 24 x 11 x 8 cm e 13 cm x 6 cm x 11,5 cm, 2012.

La tecnica è quella dell’incisione praticata su mattone, ripassato poi con una matita bianca. Sei mattoni incisi danno peso e materia alla dimensione del linguaggio, frasi senza tempo vengono rivisitate e modificate con ironia.

foto di Davide Tremolada

Irene Sartorio, Icone, olio su rame, dimensioni variabili (15  x20 cm cad.), 2012. (dettaglio)

Il rame è un metallo, di conseguenza è freddo eppure di un colore caldo che inganna i sensi. Il sentimento che risiede dietro ogni immagine dipinta su questo materiale viene quindi accentuata dall’una o dall’altra caratteristica portando a uno studio non solo del materiale ma anche dei soggetti come piccole icone personali.

Foto di Davide Tremolada