Alexej Koschkarow, Checkpoint Charlie

11 febbraio - 21 marzo 2009
a cura di Milovan Farronato

Mercoledì 11 febbraio Viafarini inaugura una mostra personale dell'artista bielorusso Alexej Koschkarow. “Le icone, i simulacri e il loro potere evocativo” potrebbe essere il sottotitolo di una qualsiasi personale dell'artista Alexej Koschkarow, bielorusso d'origine, tedesco di formazione.

Dopo una parentesi pittorica presso l'Accademia di Minsk in Bielorussia (di cui ora in Viafarini si manifestano i risultati) l'iniziazione alla scultura si è compiuta a Düsseldorf.
Da allora, la scultura resta il mezzo espressivo che circoscrive e definisce l'approccio dell'artista senza riassumere integralmente la sua produzione, che nel corso degli anni è sconfinata in eventi performativi, azioni e ambienti compositi. Chic esorbitato con inconfondibili attrazioni barocche; suggestioni a realtà/motivi distanti e variegati che sono incastonati in cammei dalla rara perfezione e cura morbosa del dettaglio. Dalla classica wunderkammer in cui troneggia il ricorrente memento mori virato in nero riflettente, a un polveroso archivio (una prigione di carta in cui un teschio fa capolino e si rivela l'unica maniglia per un'eventuale via d'uscita), fino al bagno rivestito di nero e d'oro in cui ogni arredo funzionante richiama l'Egitto classico, i suoi decori, le piramidi e soprattutto i sarcofagi. Quindi ricorrente nella sua produzione è il tema classico del “trionfo della morte” confinato in sculture o ambienti scultorei che pretendono di conservare una funzionalità e di falsificare i materiali che suggeriscono, siano essi marmo o carta, ceramica od ossa.

Ora in Viafarini un nuovo progetto che riflette su un altro monumento, in questo caso della storia recente (la monumentalità è un'ulteriore caratteristica saliente del lavoro di Alexej). Il Checkpoint Charlie citato nel titolo della mostra era un noto punto di passaggio sul confine tra i settori del Muro di Berlino. In funzione dal 1945 al 1990, collegava il settore d'occupazione sovietico (quartiere di Mitte) con quello americano (quartiere di Kreuzberg).
Situato sulla Friedrichstraße, all'altezza dell'incrocio con Zimmerstraße, vi era ammesso il passaggio solo di militari delle forze alleate, diplomatici e cittadini stranieri. Dopo la riunificazione il punto di controllo fu abbattuto e i resti della baracca di guardia originale conservata all'Alliertenmuseum; il 13 agosto 2000 ne fu inaugurata una ricostruzione fedele, divenuta in breve tempo di grande richiamo turistico.
La personale ricostruzione in scala offerta ora da Koschkarow è sottoposta a una revisione con annessa falsificazione storica. Accentuare, esasperare alcuni aspetti con il senno del poi e trasformare questa “baracca di piccole dimensioni” ma di sempiterno valore simbolico in un monumento e monito imponente, tra il saloon e la trincea. L'attenzione dell?artista non si è fermata solo sul perimetro esterno e sulle sue adiacenze, ma ha trasfigurato in un tripudio di motivi barocchi anche l'interno a cui l'osservatore può ora fare capolino.
Il simbolo di una divisione geografica e culturale difficile da metabolizzare, un luogo di traumi personali e collettivi, diventa per Koschkarow occasione per rincorrere all'ennesima potenza visioni dicotome della realtà e della storia. Il "sentimento" dell'opposizione e del contrasto, per quanto edulcorato dal manierismo sofisticato della resa plastica e pittorica, si impone come più saliente caratterizzazione di questa immaginifica ricostruzione fantastica.

Nato a Minsk nel 1972, Alexej Koschkarow si è diplomato all'Accademia di Düsseldorf. Vive e lavora a Berlino.
Con il contributo di Fondazione Cariplo e Gemmo.

Divagazioni sul tema. Ciclo di approfondimenti tematici sottesi ai progetti espositivi di Viafarini
Lesson Four: Memorabilia
Parole chiave: monumentalità, funzionalità, memento, trionfo della morte, wunderkammer, barocco, manierismo, ornamento, kitsch / chic, revisionismo, falsificazione, simulazione. Artisti: Alexej Koschkarow, Mat Collishaw, Sam Durant, Flavio Favelli, Ilya Kabakov, Komar & Melamid, Valery Koshlyakov,  Anatoly Osmolovsky, Manfred Pernice, Sam Taylor Wood

Alexej Koschkarow, Checkpoint Charlie

11 febbraio - 21 marzo 2009
a cura di Milovan Farronato

Mercoledì 11 febbraio Viafarini inaugura una mostra personale dell'artista bielorusso Alexej Koschkarow. “Le icone, i simulacri e il loro potere evocativo” potrebbe essere il sottotitolo di una qualsiasi personale dell'artista Alexej Koschkarow, bielorusso d'origine, tedesco di formazione.

Dopo una parentesi pittorica presso l'Accademia di Minsk in Bielorussia (di cui ora in Viafarini si manifestano i risultati) l'iniziazione alla scultura si è compiuta a Düsseldorf.
Da allora, la scultura resta il mezzo espressivo che circoscrive e definisce l'approccio dell'artista senza riassumere integralmente la sua produzione, che nel corso degli anni è sconfinata in eventi performativi, azioni e ambienti compositi. Chic esorbitato con inconfondibili attrazioni barocche; suggestioni a realtà/motivi distanti e variegati che sono incastonati in cammei dalla rara perfezione e cura morbosa del dettaglio. Dalla classica wunderkammer in cui troneggia il ricorrente memento mori virato in nero riflettente, a un polveroso archivio (una prigione di carta in cui un teschio fa capolino e si rivela l'unica maniglia per un'eventuale via d'uscita), fino al bagno rivestito di nero e d'oro in cui ogni arredo funzionante richiama l'Egitto classico, i suoi decori, le piramidi e soprattutto i sarcofagi. Quindi ricorrente nella sua produzione è il tema classico del “trionfo della morte” confinato in sculture o ambienti scultorei che pretendono di conservare una funzionalità e di falsificare i materiali che suggeriscono, siano essi marmo o carta, ceramica od ossa.

Ora in Viafarini un nuovo progetto che riflette su un altro monumento, in questo caso della storia recente (la monumentalità è un'ulteriore caratteristica saliente del lavoro di Alexej). Il Checkpoint Charlie citato nel titolo della mostra era un noto punto di passaggio sul confine tra i settori del Muro di Berlino. In funzione dal 1945 al 1990, collegava il settore d'occupazione sovietico (quartiere di Mitte) con quello americano (quartiere di Kreuzberg).
Situato sulla Friedrichstraße, all'altezza dell'incrocio con Zimmerstraße, vi era ammesso il passaggio solo di militari delle forze alleate, diplomatici e cittadini stranieri. Dopo la riunificazione il punto di controllo fu abbattuto e i resti della baracca di guardia originale conservata all'Alliertenmuseum; il 13 agosto 2000 ne fu inaugurata una ricostruzione fedele, divenuta in breve tempo di grande richiamo turistico.
La personale ricostruzione in scala offerta ora da Koschkarow è sottoposta a una revisione con annessa falsificazione storica. Accentuare, esasperare alcuni aspetti con il senno del poi e trasformare questa “baracca di piccole dimensioni” ma di sempiterno valore simbolico in un monumento e monito imponente, tra il saloon e la trincea. L'attenzione dell?artista non si è fermata solo sul perimetro esterno e sulle sue adiacenze, ma ha trasfigurato in un tripudio di motivi barocchi anche l'interno a cui l'osservatore può ora fare capolino.
Il simbolo di una divisione geografica e culturale difficile da metabolizzare, un luogo di traumi personali e collettivi, diventa per Koschkarow occasione per rincorrere all'ennesima potenza visioni dicotome della realtà e della storia. Il "sentimento" dell'opposizione e del contrasto, per quanto edulcorato dal manierismo sofisticato della resa plastica e pittorica, si impone come più saliente caratterizzazione di questa immaginifica ricostruzione fantastica.

Nato a Minsk nel 1972, Alexej Koschkarow si è diplomato all'Accademia di Düsseldorf. Vive e lavora a Berlino.
Con il contributo di Fondazione Cariplo e Gemmo.

Divagazioni sul tema. Ciclo di approfondimenti tematici sottesi ai progetti espositivi di Viafarini
Lesson Four: Memorabilia
Parole chiave: monumentalità, funzionalità, memento, trionfo della morte, wunderkammer, barocco, manierismo, ornamento, kitsch / chic, revisionismo, falsificazione, simulazione. Artisti: Alexej Koschkarow, Mat Collishaw, Sam Durant, Flavio Favelli, Ilya Kabakov, Komar & Melamid, Valery Koshlyakov,  Anatoly Osmolovsky, Manfred Pernice, Sam Taylor Wood

Checkpoint Charly (after Carribean Crises), 2009
Mixed Media
45 x 85 x 130 cm
Foto di Zeno Zotti

Checkpoint Charly (after Carribean Crises), 2009
Mixed Media
45 x 85 x 130 cm
Foto di Zeno Zotti

Checkpoint Charly (after Carribean Crises), 2009
Mixed Media
45 x 85 x 130 cm

Weapon Pyramide, 2009
plastic
40 x 40 x 105 cm
Foto di Zeno Zotti

Checkpoint Charly (after Carribean Crises), 2009
Mixed Media. 45 x 85 x 130 cm.
Weapon Pyramide, 2009
plastic
40 x 40 x 105 cm
Foto di Zeno Zotti

Checkpoint Charly (after Carribean Crises), 2009
Mixed Media
45 x 85 x 130 cm (interior detail)
Foto di Zeno Zotti

Checkpoint Charly (after Carribean Crises), 2009
Calendar Sheets, drawings
Foto di Zeno Zotti

Checkpoint Charly (after Carribean Crises), 2009
Calendar Sheets, drawings

Checkpoint Charly (after Carribean Crises), 2009
Calendar Sheets, drawings

Copertina pubblicazione Damenwahl Katharina Fritsch, Alexej Koschkarow, 1999

Zita – Щара, Katharina Fritsch e Alexej Koschkarow, Schaulager 2016

Zita – Щара, Katharina Fritsch e Alexej Koschkarow, Schaulager 2016

Alexej Koschkarow, Bellevue, 2014

Alexej Koschkarow, Das was kleinen namen hat, 2016

Alexej Koschkarow, Das was kleinen namen hat, 2016

Zita–Щapa, Schaulager, 2016
barfi.ch

Katharina Fritsch, Sarg, 2016

Katharina Fritsch, Puppen, 2016, Alexej Koschkarow, Kalter Ofen, 2016