Intercultura - Capitolo 16 Oslo

2018

Il mese dopo l’inaugurazione della Cascina era in programma un progetto a Oslo. Tramite Viafarini, erano stati invitati a un progetto di scambio internazionale organizzato dal Goethe, con le organizzazioni più qualificate di trenta capitali europee attive in ambito socioculturale su temi attuali quali identità, economia e società.Il Goethe le aveva abbinate durante un meeting tenutosi a Varsavia, dove si era recato Giulio Verago, Milano era capitata con Oslo.

Tuttavia non era seguito alcun passo concreto per avviare una co-progettazione ed il Goethe di Milano insisteva per sviluppare un progetto durante un incontro di persona a Oslo. Ci fu solo un incontro conoscitivo fra i partner milanesi, con la direttrice del Goethe, donna di origine ed idee della ex Repubblica democratica tedesca, ed una mediatrice culturale che dirigeva la comitiva con post-it colorati appesi alle pareti, come oggi usa fare. Campeggiavano parole come identità, razza. 

Poi fu organizzata la partenza, tutti quanti ad Oslo. 
Già all’aeroporto l’atmosfera si fece tesa; Modou si chiuse in se stesso, la direttrice del Goethe si fece reticente e iniziò a solidarizzare con Modou e a mostrare fastidio per Patty, probabilmente temeva di perdere l’appoggio del Goethe; Patty temeva che l'appoggio si rivelasse un nulla di fatto. Infatti aveva ragione, perché quando sbarcarono ad Oslo, furono accolti da un cocktail con una trentina di ospiti, e da un’altra seduta di post-it gialli e di girotondi, ma niente di più. Anche ad Oslo non si capiva cosa avessero in mente, finché non proposero a Modou di interpretare la parte dell’immigrato in una rappresentazione teatrale con un regista tedesco convocato a sorpresa dal Goethe. 

Patty ed il suo collega Giulio Verago passarono una magnifica giornata da turisti, visitando la città. Furono invitati dal partner di Oslo a un déjeuner sur l‘herbe in una zona in costruzione ai margini della città, all’interno di un orto urbano, e fu davvero un’esperienza curiosa, visto l’attualità del tema degli orti di prossimità.

Nel frattempo Modou provava  in teatro insieme ad altri immigrati. A sera Patty e Giulio presenziarono alla rappresentazione pubblica prodotta con quella sola prova: abbastanza banale nel testo e nell’esecuzione.

Le ore che seguirono furono catastrofiche. Si recarono ad un bar tutti insieme, Goethe, organizzatori, registi e attori. Patty capì che nemmeno il partner di Oslo era stato coinvolto, e che avrebbe dovuto pagarsi drink e cena, poichè la burocrazia non permetteva di pagare il vitto; come pensavo di affrontare un progetto comune in queste condizioni? Patty ebbe la pessima idea di cercare solidarietà in Modou che però in situazioni pubbliche non si esponeva.
Iniziò un diverbio in crescendo, i toni si facevano sempre più offensivi e sfrontati, e la situazione degenerò. 
Il giorno dopo si ritrovarono tutti all’aeroporto. La direttrice aveva dato istruzioni alla compagnia aerea affinché Patty e Giulio fossero fatti sedere nell’ultima fila, in castigo. Patty non sapeva se ridere o se piangere. Quello fu il poco dignitoso ritorno dal progetto sull’identità europea dal titolo profetico “Milano meets Oslo”. Che comunque per fortuna ebbe un seguito, senza Viafarini.

Ecco le parole con cui il regista riporta l’esperienza di Oslo:

"La serata piena di emozioni ed entusiasmo finisce con la violenza: una donna comincia improvvisamente a parlare a uno dei nostri attori, insultandolo con irruenza, per poi avvicinarsi e aggredire l’attore costernato ma rimasto assolutamente calmo. Si aggiungono improvvisi insulti razzisti: più sciocchi e stereotipati di un brutto canovaccio.   
Nessuno di noi poteva né voleva credere che proprio questa serata, in cui questo piccolo progetto che aveva aperto così tanti spazi ci aveva collegato tutti con così tanta euforia, potesse concludersi con un brutto spettacolo, un vero dramma.”

Intercultura - Capitolo 16 Oslo

2018

Il mese dopo l’inaugurazione della Cascina era in programma un progetto a Oslo. Tramite Viafarini, erano stati invitati a un progetto di scambio internazionale organizzato dal Goethe, con le organizzazioni più qualificate di trenta capitali europee attive in ambito socioculturale su temi attuali quali identità, economia e società.Il Goethe le aveva abbinate durante un meeting tenutosi a Varsavia, dove si era recato Giulio Verago, Milano era capitata con Oslo.

Tuttavia non era seguito alcun passo concreto per avviare una co-progettazione ed il Goethe di Milano insisteva per sviluppare un progetto durante un incontro di persona a Oslo. Ci fu solo un incontro conoscitivo fra i partner milanesi, con la direttrice del Goethe, donna di origine ed idee della ex Repubblica democratica tedesca, ed una mediatrice culturale che dirigeva la comitiva con post-it colorati appesi alle pareti, come oggi usa fare. Campeggiavano parole come identità, razza. 

Poi fu organizzata la partenza, tutti quanti ad Oslo. 
Già all’aeroporto l’atmosfera si fece tesa; Modou si chiuse in se stesso, la direttrice del Goethe si fece reticente e iniziò a solidarizzare con Modou e a mostrare fastidio per Patty, probabilmente temeva di perdere l’appoggio del Goethe; Patty temeva che l'appoggio si rivelasse un nulla di fatto. Infatti aveva ragione, perché quando sbarcarono ad Oslo, furono accolti da un cocktail con una trentina di ospiti, e da un’altra seduta di post-it gialli e di girotondi, ma niente di più. Anche ad Oslo non si capiva cosa avessero in mente, finché non proposero a Modou di interpretare la parte dell’immigrato in una rappresentazione teatrale con un regista tedesco convocato a sorpresa dal Goethe. 

Patty ed il suo collega Giulio Verago passarono una magnifica giornata da turisti, visitando la città. Furono invitati dal partner di Oslo a un déjeuner sur l‘herbe in una zona in costruzione ai margini della città, all’interno di un orto urbano, e fu davvero un’esperienza curiosa, visto l’attualità del tema degli orti di prossimità.

Nel frattempo Modou provava  in teatro insieme ad altri immigrati. A sera Patty e Giulio presenziarono alla rappresentazione pubblica prodotta con quella sola prova: abbastanza banale nel testo e nell’esecuzione.

Le ore che seguirono furono catastrofiche. Si recarono ad un bar tutti insieme, Goethe, organizzatori, registi e attori. Patty capì che nemmeno il partner di Oslo era stato coinvolto, e che avrebbe dovuto pagarsi drink e cena, poichè la burocrazia non permetteva di pagare il vitto; come pensavo di affrontare un progetto comune in queste condizioni? Patty ebbe la pessima idea di cercare solidarietà in Modou che però in situazioni pubbliche non si esponeva.
Iniziò un diverbio in crescendo, i toni si facevano sempre più offensivi e sfrontati, e la situazione degenerò. 
Il giorno dopo si ritrovarono tutti all’aeroporto. La direttrice aveva dato istruzioni alla compagnia aerea affinché Patty e Giulio fossero fatti sedere nell’ultima fila, in castigo. Patty non sapeva se ridere o se piangere. Quello fu il poco dignitoso ritorno dal progetto sull’identità europea dal titolo profetico “Milano meets Oslo”. Che comunque per fortuna ebbe un seguito, senza Viafarini.

Ecco le parole con cui il regista riporta l’esperienza di Oslo:

"La serata piena di emozioni ed entusiasmo finisce con la violenza: una donna comincia improvvisamente a parlare a uno dei nostri attori, insultandolo con irruenza, per poi avvicinarsi e aggredire l’attore costernato ma rimasto assolutamente calmo. Si aggiungono improvvisi insulti razzisti: più sciocchi e stereotipati di un brutto canovaccio.   
Nessuno di noi poteva né voleva credere che proprio questa serata, in cui questo piccolo progetto che aveva aperto così tanti spazi ci aveva collegato tutti con così tanta euforia, potesse concludersi con un brutto spettacolo, un vero dramma.”