Intercultura - Capitolo 22 Il Giardino delle Meraviglie

2020

Quel giorno di primavera del 2019 Patty sbottò. Aveva saputo su Facebook - lei stessa era informata delle attività tramite Facebook - che la domenica ci sarebbe stata una giornata di volontariato dedicata al Giardino. Si trattava quei 400 m quadri di recente affidati dal Comune a Sunugal, ridotti a una discarica, che l’Organizzazione avrebbe dovuto risanare per farci un orto ed attività culturale. Un anno prima Patty e Modou avevano co-progettato a proposito del Giardino, ma la Fondazione Cariplo aveva rigettato il progetto. La discarica era rimasta discarica per un altro anno. Ora, a sorpresa, Patty leggeva su Facebook di attività che riguardavano il Giardino, con il coinvolgimento di una organizzazione di volontari. Patty si recò in Cascina per trascorrere la domenica di sole. Ma c’era un progetto che la rendeva ansiosa: dopo tre giorni scadeva un bando fondamentale per la insonorizzazione dei locali musica e per terminare di pagare le imprese. Modou si sarebbe impegnato sul bando, ma da lunedì, dal giorno dopo. Quella domenica si sarebbe dedicato ad accogliere i volontari del giardino con salsiccia e pollo alla griglia. A Modou piaceva grigliare per grossi numeri di persone, era un bravo cuoco e si dedicò alla cucina. Aveva una faccia corrucciata, era chiuso in uno dei suoi riserbi che sottointendevano problemi e guai. Patty avrebbe fatto meglio a ignorarlo e a godersi le ottime salsicce, invece era troppo disturbata da quelle coincidenze per voler tacere. Anche questa volta c’erano in ballo scadenze fondamentali ed invece si festeggiava e socializzava facendo finta di niente. Patty provò durante la giornata ad avvicinare Modou per ottenere qualche informazione su questo strano diserbamento che stava avvenendo nel prato, ma invano. Coinvolse anche un comune amico che godeva della fiducia di Modou. La risposta fu ancora più villana. L’amico si ritirò amareggiato, Modou continuò imperterrito nei suoi lavori di cucina. Alla sera, ai saluti, Modou promise che ne avrebbero parlato il giorno dopo. Patty ebbe la cattiva idea di buttare un ultimo sguardo al Giardino incriminato. Esso era là, più scorticato che mai, con i volontari che avevano rimosso con vanghe la poca erba naturale che vi cresceva, dopo aver sradicato la bellissima antica edera che ricopriva il caseggiato laterale. Lo aveva voluto Modou per evitare agli insetti di entrare dalle finestre tramite i rampicanti, neanche fossimo in Africa. Nessuno sapeva cosa fosse previsto di fare sulla terra nuda, una volta diserbata. Il colmo fu però quando Patty vide stendere sulla terra dei grandi quadrati di erba finta! La riconobbe: Modou, che raccattava e riciclava qualsiasi cosa, l’aveva conservata alla Fabbrica del Vapore, quando stava per venir buttata. Ora la stava depositando sul terreno, ignaro di ciò che sarebbe accaduto quando fosse piovuto. Patty non ci vide più e decise di fare una delle sue scenate. 

Chiese cosa avessero in mente, di fronte ai due volontari del disboscamento. nonostante questa fosse la peggior umiliazione per Modou, che infatti reagì con un ostentato silenzio, e al ripetersi dell’inquisizione, alla fine reagì con disprezzo. Al che si intromise la volontaria, in difesa del lavoro che stava eseguendo, pur senza saperlo motivare. Patty disse alla volontaria di stare zitta, che nulla centrava in quella faccenda. Fu lì che la situazione degenerò. I poveri volontari, costernati da quanto vedevano accadere di fronte ai loro occhi allibiti, corsero in aiuto per dividere i contendenti, che nel frattempo si scambiavano accuse e ingiurie con una violenza reciproca che aveva del malsano.

Entrambi sapevano che non potevano tollerare un minuto di più la impertinenza dell’altro. E i presenti come al solito se ne lavavano le mani, nessuno volle analizzare la situazione per trovare una ragionevole via di uscita. Come al solito si trincerarono “decide tutto Modou”. Quel giorno i due contendenti decisero di comune accordo che bisognava rimanere lontani. 

Quel giorno, in quel Giardino ancora discarica, dove si muovevano entusiasti parecchi volontari poco giardinieri, che sotto un sole cocente stavano sradicando la deliziosa edera dal muro e la erba fresca dal prato, dove gli alberelli e gli arbusti erano stati tagliati senza pietà, allontanando gli uccellini che vi avevano nidificato, desertificando quell’area urbana, Patty capi’ che il dialogo non era più possibile. 

Quella che ci andrà di mezzo fu la Cascina e i suoi debiti: il giorno dopo il bando non fu compilato. Modou provò lo stesso a presentarlo all’ultimo momento, tramite i suoi collaboratori, a cui Patty trasmise le informazioni necessarie. Ma la fretta e l’inesperienza non aiutarono, e dimenticarono di caricare un documento, per cui la domanda fu rifiutata. 

E tuttavia, un anno dopo, nel 2000, Patty ebbe la sorpresa di vedere il giardino rifiorire:  durante il lockdown da Covid la comunità di Sunugal ci si mise di impegno, zappò e piantumò senza sosta, realizzò un crowfunding vincente, e il Giardino delle Meraviglie finalmente fu una meraviglia, con la parte di orto urbano e la parte dove avevano messo i sassolini, delle piante, le sculture di Moussa Taorè e la famosa piroga. 

La piroga bar, nata alla Fabbrica del Vapore, è stata citata da Giuliano Pisapia nel primo capitolo del suo libro: "Milano Città Aperta - Una nuova idea di politica" edito da Rizzoli nel 2015. La piroga venne poi fatta smantellare sotto la giunta Giuseppe Sala, nel 2017.
Nel 2020 è stata reinstallata all'interno del Giardino delle Meraviglie a Corvetto.

Intercultura - Capitolo 22 Il Giardino delle Meraviglie

2020

Quel giorno di primavera del 2019 Patty sbottò. Aveva saputo su Facebook - lei stessa era informata delle attività tramite Facebook - che la domenica ci sarebbe stata una giornata di volontariato dedicata al Giardino. Si trattava quei 400 m quadri di recente affidati dal Comune a Sunugal, ridotti a una discarica, che l’Organizzazione avrebbe dovuto risanare per farci un orto ed attività culturale. Un anno prima Patty e Modou avevano co-progettato a proposito del Giardino, ma la Fondazione Cariplo aveva rigettato il progetto. La discarica era rimasta discarica per un altro anno. Ora, a sorpresa, Patty leggeva su Facebook di attività che riguardavano il Giardino, con il coinvolgimento di una organizzazione di volontari. Patty si recò in Cascina per trascorrere la domenica di sole. Ma c’era un progetto che la rendeva ansiosa: dopo tre giorni scadeva un bando fondamentale per la insonorizzazione dei locali musica e per terminare di pagare le imprese. Modou si sarebbe impegnato sul bando, ma da lunedì, dal giorno dopo. Quella domenica si sarebbe dedicato ad accogliere i volontari del giardino con salsiccia e pollo alla griglia. A Modou piaceva grigliare per grossi numeri di persone, era un bravo cuoco e si dedicò alla cucina. Aveva una faccia corrucciata, era chiuso in uno dei suoi riserbi che sottointendevano problemi e guai. Patty avrebbe fatto meglio a ignorarlo e a godersi le ottime salsicce, invece era troppo disturbata da quelle coincidenze per voler tacere. Anche questa volta c’erano in ballo scadenze fondamentali ed invece si festeggiava e socializzava facendo finta di niente. Patty provò durante la giornata ad avvicinare Modou per ottenere qualche informazione su questo strano diserbamento che stava avvenendo nel prato, ma invano. Coinvolse anche un comune amico che godeva della fiducia di Modou. La risposta fu ancora più villana. L’amico si ritirò amareggiato, Modou continuò imperterrito nei suoi lavori di cucina. Alla sera, ai saluti, Modou promise che ne avrebbero parlato il giorno dopo. Patty ebbe la cattiva idea di buttare un ultimo sguardo al Giardino incriminato. Esso era là, più scorticato che mai, con i volontari che avevano rimosso con vanghe la poca erba naturale che vi cresceva, dopo aver sradicato la bellissima antica edera che ricopriva il caseggiato laterale. Lo aveva voluto Modou per evitare agli insetti di entrare dalle finestre tramite i rampicanti, neanche fossimo in Africa. Nessuno sapeva cosa fosse previsto di fare sulla terra nuda, una volta diserbata. Il colmo fu però quando Patty vide stendere sulla terra dei grandi quadrati di erba finta! La riconobbe: Modou, che raccattava e riciclava qualsiasi cosa, l’aveva conservata alla Fabbrica del Vapore, quando stava per venir buttata. Ora la stava depositando sul terreno, ignaro di ciò che sarebbe accaduto quando fosse piovuto. Patty non ci vide più e decise di fare una delle sue scenate. 

Chiese cosa avessero in mente, di fronte ai due volontari del disboscamento. nonostante questa fosse la peggior umiliazione per Modou, che infatti reagì con un ostentato silenzio, e al ripetersi dell’inquisizione, alla fine reagì con disprezzo. Al che si intromise la volontaria, in difesa del lavoro che stava eseguendo, pur senza saperlo motivare. Patty disse alla volontaria di stare zitta, che nulla centrava in quella faccenda. Fu lì che la situazione degenerò. I poveri volontari, costernati da quanto vedevano accadere di fronte ai loro occhi allibiti, corsero in aiuto per dividere i contendenti, che nel frattempo si scambiavano accuse e ingiurie con una violenza reciproca che aveva del malsano.

Entrambi sapevano che non potevano tollerare un minuto di più la impertinenza dell’altro. E i presenti come al solito se ne lavavano le mani, nessuno volle analizzare la situazione per trovare una ragionevole via di uscita. Come al solito si trincerarono “decide tutto Modou”. Quel giorno i due contendenti decisero di comune accordo che bisognava rimanere lontani. 

Quel giorno, in quel Giardino ancora discarica, dove si muovevano entusiasti parecchi volontari poco giardinieri, che sotto un sole cocente stavano sradicando la deliziosa edera dal muro e la erba fresca dal prato, dove gli alberelli e gli arbusti erano stati tagliati senza pietà, allontanando gli uccellini che vi avevano nidificato, desertificando quell’area urbana, Patty capi’ che il dialogo non era più possibile. 

Quella che ci andrà di mezzo fu la Cascina e i suoi debiti: il giorno dopo il bando non fu compilato. Modou provò lo stesso a presentarlo all’ultimo momento, tramite i suoi collaboratori, a cui Patty trasmise le informazioni necessarie. Ma la fretta e l’inesperienza non aiutarono, e dimenticarono di caricare un documento, per cui la domanda fu rifiutata. 

E tuttavia, un anno dopo, nel 2000, Patty ebbe la sorpresa di vedere il giardino rifiorire:  durante il lockdown da Covid la comunità di Sunugal ci si mise di impegno, zappò e piantumò senza sosta, realizzò un crowfunding vincente, e il Giardino delle Meraviglie finalmente fu una meraviglia, con la parte di orto urbano e la parte dove avevano messo i sassolini, delle piante, le sculture di Moussa Taorè e la famosa piroga. 

La piroga bar, nata alla Fabbrica del Vapore, è stata citata da Giuliano Pisapia nel primo capitolo del suo libro: "Milano Città Aperta - Una nuova idea di politica" edito da Rizzoli nel 2015. La piroga venne poi fatta smantellare sotto la giunta Giuseppe Sala, nel 2017.
Nel 2020 è stata reinstallata all'interno del Giardino delle Meraviglie a Corvetto.

Il giardino prima, durante e dopo i lavori di pulizia e di piantumazione dell’orto urbano

Modou Gueye

I primi ortaggi coltivati nell’orto urbano

Il Giardino delle Meraviglie
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La squadra di volontari all’opera nel dissodare la terra, 2020

Lavori in corso per la sistemazione del giardino, 2020

Intervista di Radiopopolare a Modou Gueye sul progetto "Il Giardino delle Meraviglie" per Ecopas
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Nel Giardino delle Meraviglie le opere dell'artista senegalese Moussa Taorè in ferro riciclato 

Intervista di Radiopopolare a Modou Gueye su C.I.Q. Centro Internazionale di Quartiere
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Post su Facebook per far conoscere il Giardino delle Meraviglie, 2020

La Piroga Bar progettata per servire sul piazzale della Fabbrica del Vapore

La Piroga Bar viene smantellata per volere della Pubblica Amministrazione sotto la giunta Giuseppe Sala, 2017

La Piroga Bar reinstallata all’interno del Giardino delle Meraviglie, 2020