Intercultura - Capitolo 21 Il marchio

2019

La faccenda del marchio era davvero esemplare del impotenza istituzionale, della perfidia della gente e della testardaggine di Modou. La Cascina aveva la sfortuna di avere per vicina una donna che gestiva da tempo un ristorante che portava lo stesso nome; il motivo era semplice, entrambi i luoghi facevano parte del complesso di proprietà del Comune di Milano, che gli aveva dato un nome storico: Casottello. Modou aveva vinto il bando e preso in gestione la Cascina promuovendola con il nome datogli dal Comune, e scritto a bando. In un Paese normale, tutti i soggetti avrebbero dovuto convergere per promuovere il tutto in una logica condivisa. Macché. 

Dopo pochi mesi dall’inaugurazione, arrivò dalla vicina una lettera di diffida a cambiare il nome della Cascina. Modou si e’ impuntato, sentendosi dalla parte della ragione, il suo senso della ragione non gli permise di capire in che pasticcio si stava infilando. Modou invece si trovò da solo a difendersi in tre gradi di giudizio che perse, fino a diventare debitore di oltre centomila euro. 

Le Istituzioni avrebbero potuto dall’inizio avviare un dialogo tra gli africani e la vicina, avrebbero potuto pretendere una stretta sinergia nei loro stessi spazi, a beneficio del quartiere. 

Invece avevano lasciato gli africani andare alla deriva, pur essendo Milano governata dal centro sinistra. 

Alla fine intervenne Paolo Bergman, avvocato Robin Hood sostenitore da sempre di Viafarini e della comunità artistica, che riuscì ad alleviare I danni. L’unica azione realistica ormai era assoldare la solita banda di volontari imbianchini e spennellare di rosso le insegne ovunque comparissero. Quale tristezza, dopo avere orgogliosamente issato quelle stesse insegne che inneggiavano all’immobile del Comune, quale senso di sbando e di sconfitta. 
Patty ormai aveva perso ogni illusione circa una finalizzazione positiva degli eventi e capiva che non era più tempo di sogni, di progetti, se mai questi tempi erano stati. Eppure nella sua esperienza aveva conosciuto persone serie e positive, in grado di costruire grandi cose. Spesse volte le energie erano sprecate, gli sforzi vanificati. Che peccato! Quando non si incontrava un raro funzionario serio e motivato, che pur arrivava all’apice della carriera, visto il generale vuoto amministrativo, si restava impantanati in una realtà squallida. Che peccato!

Convenzione tra il Comune di Milano e l'associazione Sunugal per l'assegnazione dell'immobile denominato "Cascina Casottello"

Intercultura - Capitolo 21 Il marchio

2019

La faccenda del marchio era davvero esemplare del impotenza istituzionale, della perfidia della gente e della testardaggine di Modou. La Cascina aveva la sfortuna di avere per vicina una donna che gestiva da tempo un ristorante che portava lo stesso nome; il motivo era semplice, entrambi i luoghi facevano parte del complesso di proprietà del Comune di Milano, che gli aveva dato un nome storico: Casottello. Modou aveva vinto il bando e preso in gestione la Cascina promuovendola con il nome datogli dal Comune, e scritto a bando. In un Paese normale, tutti i soggetti avrebbero dovuto convergere per promuovere il tutto in una logica condivisa. Macché. 

Dopo pochi mesi dall’inaugurazione, arrivò dalla vicina una lettera di diffida a cambiare il nome della Cascina. Modou si e’ impuntato, sentendosi dalla parte della ragione, il suo senso della ragione non gli permise di capire in che pasticcio si stava infilando. Modou invece si trovò da solo a difendersi in tre gradi di giudizio che perse, fino a diventare debitore di oltre centomila euro. 

Le Istituzioni avrebbero potuto dall’inizio avviare un dialogo tra gli africani e la vicina, avrebbero potuto pretendere una stretta sinergia nei loro stessi spazi, a beneficio del quartiere. 

Invece avevano lasciato gli africani andare alla deriva, pur essendo Milano governata dal centro sinistra. 

Alla fine intervenne Paolo Bergman, avvocato Robin Hood sostenitore da sempre di Viafarini e della comunità artistica, che riuscì ad alleviare I danni. L’unica azione realistica ormai era assoldare la solita banda di volontari imbianchini e spennellare di rosso le insegne ovunque comparissero. Quale tristezza, dopo avere orgogliosamente issato quelle stesse insegne che inneggiavano all’immobile del Comune, quale senso di sbando e di sconfitta. 
Patty ormai aveva perso ogni illusione circa una finalizzazione positiva degli eventi e capiva che non era più tempo di sogni, di progetti, se mai questi tempi erano stati. Eppure nella sua esperienza aveva conosciuto persone serie e positive, in grado di costruire grandi cose. Spesse volte le energie erano sprecate, gli sforzi vanificati. Che peccato! Quando non si incontrava un raro funzionario serio e motivato, che pur arrivava all’apice della carriera, visto il generale vuoto amministrativo, si restava impantanati in una realtà squallida. Che peccato!

Il marchio della Trattoria Casottel

L'insegna "Cascina Casottello" nel 2018, prima del cambio di logo

Il nuovo logo C.I.Q. - Centro Internazionale di Quartiere alla Cascina, nel 2019

Transizione tra "Cascina Casottello" e C.I.Q. - Centro Internazionale di Quartiere

L'avvocato Paolo Bergman a pranzo presso la Trattoria Casottel