Lorenza Lucchi Basili, Michele Morosinotto, Gregorio Paonessa, Synthex, Quattro teorie sul paesaggio

11 maggio - 4 giugno 1999
a cura di Maria Grazia Torri

"Si propone un confronto tra quattro autori, seguendo le loro ipotesi di ricerca sul paesaggio urbano. Diversi sono gli approcci e i modi di lettura della vita urbana e del territorio da parte di essi.
 Anche i luoghi esplorati sono differenti. Divertimento da una parte e tessuto metropolitano dall'altra. Unico comune denominatore la fotografia.


Il divertimento per Synthex e Paonessa è il luogo privilegiato delle esplorazioni. Per il primo si tratta delle spiagge adriatiche, fotografate in progressione di numero, così come si presentano, in effetti, gli stabilimenti balneari, tuttavia stranamente svuotati dalla presenza umana che le affolla nell'estate e minacciati da strane meteorologie, poco favorevoli al turismo.
Per il secondo si tratta di scandagliare la vita nei luoghi di terapia di massa, terme, piscine, oasi del benessere collettivo, che, a loro volta, sono diventate nuovi panorami del quotidiano, nonché oggetto di consacrazione estetica oltre che salutista. I gesti, le persone, le cose sono dettagliati nella loro totale naturalezza e libertà. 
Lorenza Lucchi Basili ci parla di architetture diverse, dovute a sogni ipnotici che tutti noi facciamo, andando per le strade di una città. Magari cercando un ristorante, o in attesa dell'autobus, o in fila, o da qualche altra parte, attimi non importanti nell'economia del gesto e tuttavia magici, in cui ci incanta il disegno di un'impalcatura, la gabbia di una finestra, il modulo architettonico di una facciata, su cui ci troviamo a insistere con lo sguardo, senza accorgerci. Morosinotto, invece, ha una sua misura classica nel vedere i contrasti, che lo qualifica come discendente di quell'area culturale palladiana che, in Italia, collochiamo nel NordEst. Ed ecco che la campagna veneta, con i caratteristici comignoli dei casolari, si fonde inaspettatamente con la pubblicità, ormai 'storica', di Benetton, ecco che l'intimo di Roberta (marchio, tra l'altro, già estinto) si incornicia di archi a tutto sesto, cui il bianco e nero dell'immagine aggiunge purezza e rigore".

Maria Grazia Torri

Con il patrocinio del Comune di Milano - Settore Giovani

“Le opere di Lucchi Basili sono fotografie che hanno come unico soggetto l’architettura, ma che è riduttivo classificare come foto architettoniche. Le immagini corrispondono rigorosamente alle condizioni di percezione del momento dello scatto e non vengono mai manipolate successivamente. Esse partono dalle architetture per realizzare una sorta di ‘carotaggio’ fenomenologico, portando alla luce piani di realtà subliminali e mettendo in discussione i pregiudizi e le convenzioni sociali che definiscono e impoveriscono la nostra percezione del reale. L’indagine sulle architetture è in realtà un’indagine sulle società e sulle civiltà che hanno costruito questi manufatti, e ci parlano di sé attraverso un linguaggio rimosso che le immagini di Lucchi Basili riportano alla luce e con il quale ci costringono a confrontarci. Mentre tutti sappiamo che lo spazio urbano è un ambiente orchestrato dalle pratiche del town o city planning, le immagini di Lucchi Basili sono in grado di provocare un senso alternativo di de-realizzazione urbana. Le immagini - che sono ottenute come vere e proprie istantanee senza alcuna pianificazione né controllo razionale all’interno di sequenze di scatti estremamente rapide, in un processo che ricorda quasi la libera associazione di significati tipica delle indagini psicologiche - possono fuorviare l’osservatore abituato al canone prevalente, inducendolo a pensare ad una ricerca concentrata su una dimensione estetica fine a sé stessa. Ma questo straniamento è un passaggio necessario per portare alla luce la bellezza scandalosa del rimosso di cui sono intessuti i nostri grattacieli, le nostre infrastrutture, e persino i nostri centri commerciali, e per responsabilizzare l’osservatore a prenderne atto. Ci vengono offerti indizi ma il significato visivo non è determinato, e questo è ciò che intendo quando dico che le immagini sono collaborative con lo spettatore. Le implicazioni sociali e politiche dell’indagine di Lorenza Lucchi Basili fanno riferimento alla lunga durata e non ci offrono lezioni precise, ma solo interrogativi, e si confrontano con il tema dello spazio e della percezione con modalità che più che agli artisti della sua generazione sono vicine al concettualismo fotografico di artisti come Jan Dibbets e Gordon Matta-Clark”. 

Mark Gisbourne

Lorenza Lucchi Basili, Michele Morosinotto, Gregorio Paonessa, Synthex, Quattro teorie sul paesaggio

11 maggio - 4 giugno 1999
a cura di Maria Grazia Torri

"Si propone un confronto tra quattro autori, seguendo le loro ipotesi di ricerca sul paesaggio urbano. Diversi sono gli approcci e i modi di lettura della vita urbana e del territorio da parte di essi.
 Anche i luoghi esplorati sono differenti. Divertimento da una parte e tessuto metropolitano dall'altra. Unico comune denominatore la fotografia.


Il divertimento per Synthex e Paonessa è il luogo privilegiato delle esplorazioni. Per il primo si tratta delle spiagge adriatiche, fotografate in progressione di numero, così come si presentano, in effetti, gli stabilimenti balneari, tuttavia stranamente svuotati dalla presenza umana che le affolla nell'estate e minacciati da strane meteorologie, poco favorevoli al turismo.
Per il secondo si tratta di scandagliare la vita nei luoghi di terapia di massa, terme, piscine, oasi del benessere collettivo, che, a loro volta, sono diventate nuovi panorami del quotidiano, nonché oggetto di consacrazione estetica oltre che salutista. I gesti, le persone, le cose sono dettagliati nella loro totale naturalezza e libertà. 
Lorenza Lucchi Basili ci parla di architetture diverse, dovute a sogni ipnotici che tutti noi facciamo, andando per le strade di una città. Magari cercando un ristorante, o in attesa dell'autobus, o in fila, o da qualche altra parte, attimi non importanti nell'economia del gesto e tuttavia magici, in cui ci incanta il disegno di un'impalcatura, la gabbia di una finestra, il modulo architettonico di una facciata, su cui ci troviamo a insistere con lo sguardo, senza accorgerci. Morosinotto, invece, ha una sua misura classica nel vedere i contrasti, che lo qualifica come discendente di quell'area culturale palladiana che, in Italia, collochiamo nel NordEst. Ed ecco che la campagna veneta, con i caratteristici comignoli dei casolari, si fonde inaspettatamente con la pubblicità, ormai 'storica', di Benetton, ecco che l'intimo di Roberta (marchio, tra l'altro, già estinto) si incornicia di archi a tutto sesto, cui il bianco e nero dell'immagine aggiunge purezza e rigore".

Maria Grazia Torri

Con il patrocinio del Comune di Milano - Settore Giovani

“Le opere di Lucchi Basili sono fotografie che hanno come unico soggetto l’architettura, ma che è riduttivo classificare come foto architettoniche. Le immagini corrispondono rigorosamente alle condizioni di percezione del momento dello scatto e non vengono mai manipolate successivamente. Esse partono dalle architetture per realizzare una sorta di ‘carotaggio’ fenomenologico, portando alla luce piani di realtà subliminali e mettendo in discussione i pregiudizi e le convenzioni sociali che definiscono e impoveriscono la nostra percezione del reale. L’indagine sulle architetture è in realtà un’indagine sulle società e sulle civiltà che hanno costruito questi manufatti, e ci parlano di sé attraverso un linguaggio rimosso che le immagini di Lucchi Basili riportano alla luce e con il quale ci costringono a confrontarci. Mentre tutti sappiamo che lo spazio urbano è un ambiente orchestrato dalle pratiche del town o city planning, le immagini di Lucchi Basili sono in grado di provocare un senso alternativo di de-realizzazione urbana. Le immagini - che sono ottenute come vere e proprie istantanee senza alcuna pianificazione né controllo razionale all’interno di sequenze di scatti estremamente rapide, in un processo che ricorda quasi la libera associazione di significati tipica delle indagini psicologiche - possono fuorviare l’osservatore abituato al canone prevalente, inducendolo a pensare ad una ricerca concentrata su una dimensione estetica fine a sé stessa. Ma questo straniamento è un passaggio necessario per portare alla luce la bellezza scandalosa del rimosso di cui sono intessuti i nostri grattacieli, le nostre infrastrutture, e persino i nostri centri commerciali, e per responsabilizzare l’osservatore a prenderne atto. Ci vengono offerti indizi ma il significato visivo non è determinato, e questo è ciò che intendo quando dico che le immagini sono collaborative con lo spettatore. Le implicazioni sociali e politiche dell’indagine di Lorenza Lucchi Basili fanno riferimento alla lunga durata e non ci offrono lezioni precise, ma solo interrogativi, e si confrontano con il tema dello spazio e della percezione con modalità che più che agli artisti della sua generazione sono vicine al concettualismo fotografico di artisti come Jan Dibbets e Gordon Matta-Clark”. 

Mark Gisbourne

Veduta dell'allestimento

Veduta dell'allestimento

Veduta dell'allestimento

Veduta dell'allestimento

Lorenza Lucchi Basili 
Spazio diciassette - Le Havre, 5628 km con Letizia e Guido, 1998 
fotografia su alluminio
100 x 150 cm

Michele Morosinotto 
Mi ami, 1999 
Fotografia b/n con viraggio
49 x 75 cm

Gregorio Paonessa 
Catanzaro Lido, 1988 
Diacolor digitalizzati stampati su carta fotografica (1999) 
38,5 x 47,5 cm

Synthex 
Bagno 46, 1999
Fotocolor 
70 x 100 cm

La fotografia secondo Lorenza Lucchi Basili
AgenziaAMI