Emily Verla Bovino, On Promissory Futures and Speculative Pasts as observed by the hyperthymesic RK

21 giugno - 29 luglio 2011
a cura di Milovan Farronato

Ispirata alla Predica di San Marco ad Alessandria (1504-1507) di Giovanni e Gentile Bellini, conservata alla Pinacoteca di Brera di Milano, la mostra On Promissory Futures and Speculative Pasts propone un piega cronotopica. Le coordinate spazio temporali si ritorcono in una trasposizione geografica e cronologica dove mondi incompossibili diventano coincidenti. Un’installazione scenografica comprende la proiezione della video documentazione su un campus universitario a Biotech Beach, San Diego, affiancato da alcuni artefatti estratti da una busta dell’immenso diario di viaggio di RK. 


Stampa a collodio umido realizzata in collaborazione con l’artista Noah Doely. Radio dramma a quattro canali in collaborazione con il neuroanatomista Dott. Jacopo Annese.

Intervista di Samuele Menin per Flash Art.



Emily Verla Bovino (New York, 1980) attualmente vive a San Diego dove è Pre-doctoral Humanities Fellow alla University of California, San Diego. Come RK, anche Emily è cresciuta a Hong Kong in seguito alla Sino-British Joint Declaration del 1984. Nel 1991 è ritornata negli Stati Uniti dove ha frequentato una scuola quacchera di New York, e nel 2002 si è laureata in Urban Studies e Antropologia alla Columbia University. Si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Roma con il Maestro Andrea Volo e il critico Cecilia Casorati, nel 2007. L’anno seguente è stata invitata al workshop con Adrian Paci dalla Fondazione Spinola Banna, Torino, e nel 2009 ha trascorso un periodo di residenza alla Fondazione Antonio Ratti, Como, con il visiting professors Walid Raad e Jalal Toufic. Ha partecipato a mostre e residenze internazionali come Futura (Praga, 2010), ETC. Galerie (Praga, 2010), Cité Internationale des Arts (Parigi, 2009), Fondazione Bevilacqua La Masa (Venezia, 2009), Viafarini e Careof (Milano, 2009) e ha scritto per Artforum.com, Frieze e Art Papers. Il suo uccello preferito è il picchio dal becco avorio, che si è evoluto per evadere gli esseri umani.


Con il sostegno del Dipartimento di Arti Visive della University of California, San Diego. Si ringrazia lo storico Ned Paynter e la San Diego Architectural Foundation. 


Con il contributo di Fondazione Cariplo e Gemmo spa.

Nella seconda metà del XX secolo l’approccio alla morte era di tipo partecipativo. Nel 1956 un simposio di tanatologia rese popolare lo studio sulla morte, sul morire e sul lutto, al fine di incoraggiare l’esplorazione del concetto di morte e la sua relazione con il comportamento.

Il personaggio fittizio RK nacque proprio durante questo periodo, in una data indefinita compresa tra l’espulsione degli Italiani dalla Libia e la Dichiarazione congiunta Sino- Britannica. Nato da genitori dell’alta borghesia con origini operaie, soffriva per via del suo approfondito livello d’istruzione, inappropriato per la classe sociale a cui apparteneva. Dopo aver lavorato per diversi anni nel knowledge economy come amministratore di basso rango nel settore privato, lasciò gli Stati Uniti per cercare asilo altrove.

Sebbene la generazione precedente alla sua avesse esaurito la funzione dell’arte all’interno della società, RK decise di definirsi comunque un “artista”. In un mondo sempre più caratterizzato dall’high-tech e bramoso di “leader creativi” per i suoi proliferanti social networks, la “pratica artistica” (come l’arte veniva chiamata in quel tempo) era divenuta obsoleta, rapidamente rimpiazzata dalla più utilitaristica “consulenza estetica”.

Quando RK raggiunse i suoi 70 anni, cominciò a pianificare la sua stessa morte. Decise che avrebbe praticato l’eutanasia su se stesso per permettere di sfruttare al meglio la donazione del suo cervello ipertimestico ad un osservatorio di cervelli. Se, come era stato affermato, il cervello del famoso amnesico Henry Molaison fu il cervello emblema dell’era moderna, la memoria autobiografica di classe superiore di RK fece di lui la quintessenza dei case study degli inizi del XXI secolo.

A differenza delle banche e degli archivi di cervelli, l’osservatorio a cui RK avrebbe donato il proprio cervello non consisteva in un servizio di stoccaggio per la conservazione storica o in un’unità di catalogazione per ricerche cliniche. Piuttosto, il suo obiettivo era quello di preservare e mantenere sia la materia cerebrale che il contesto astratto all’interno del quale i cervelli donati si erano plasmati, nell’interesse di futuri validi interlocutori. Nel XXI secolo il futuro definiva il presente ed era diventato senza confini, quindi, un cervello nell’osservatorio doveva essere preservato insieme alle storie di vita, agli oggetti e alle fotografie.

Il primo oggetto catalogato nella cartella del donatore RK consiste nell’ultimo artefatto da lui prodotto: una video documentazione muto sull’ultimo giorno prima della sua morte. Il video documenta il vagare di RK per l’Aventine, progettato dall’architetto post-moderno Michael Graves: un complesso multifunzionale caratteristico del “volto carnevalesco” del Neoclassicismo all’Italiana della California meridionale.

Emily Verla Bovino, On Promissory Futures and Speculative Pasts as observed by the hyperthymesic RK

21 giugno - 29 luglio 2011
a cura di Milovan Farronato

Ispirata alla Predica di San Marco ad Alessandria (1504-1507) di Giovanni e Gentile Bellini, conservata alla Pinacoteca di Brera di Milano, la mostra On Promissory Futures and Speculative Pasts propone un piega cronotopica. Le coordinate spazio temporali si ritorcono in una trasposizione geografica e cronologica dove mondi incompossibili diventano coincidenti. Un’installazione scenografica comprende la proiezione della video documentazione su un campus universitario a Biotech Beach, San Diego, affiancato da alcuni artefatti estratti da una busta dell’immenso diario di viaggio di RK. 


Stampa a collodio umido realizzata in collaborazione con l’artista Noah Doely. Radio dramma a quattro canali in collaborazione con il neuroanatomista Dott. Jacopo Annese.

Intervista di Samuele Menin per Flash Art.



Emily Verla Bovino (New York, 1980) attualmente vive a San Diego dove è Pre-doctoral Humanities Fellow alla University of California, San Diego. Come RK, anche Emily è cresciuta a Hong Kong in seguito alla Sino-British Joint Declaration del 1984. Nel 1991 è ritornata negli Stati Uniti dove ha frequentato una scuola quacchera di New York, e nel 2002 si è laureata in Urban Studies e Antropologia alla Columbia University. Si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Roma con il Maestro Andrea Volo e il critico Cecilia Casorati, nel 2007. L’anno seguente è stata invitata al workshop con Adrian Paci dalla Fondazione Spinola Banna, Torino, e nel 2009 ha trascorso un periodo di residenza alla Fondazione Antonio Ratti, Como, con il visiting professors Walid Raad e Jalal Toufic. Ha partecipato a mostre e residenze internazionali come Futura (Praga, 2010), ETC. Galerie (Praga, 2010), Cité Internationale des Arts (Parigi, 2009), Fondazione Bevilacqua La Masa (Venezia, 2009), Viafarini e Careof (Milano, 2009) e ha scritto per Artforum.com, Frieze e Art Papers. Il suo uccello preferito è il picchio dal becco avorio, che si è evoluto per evadere gli esseri umani.


Con il sostegno del Dipartimento di Arti Visive della University of California, San Diego. Si ringrazia lo storico Ned Paynter e la San Diego Architectural Foundation. 


Con il contributo di Fondazione Cariplo e Gemmo spa.

Nella seconda metà del XX secolo l’approccio alla morte era di tipo partecipativo. Nel 1956 un simposio di tanatologia rese popolare lo studio sulla morte, sul morire e sul lutto, al fine di incoraggiare l’esplorazione del concetto di morte e la sua relazione con il comportamento.

Il personaggio fittizio RK nacque proprio durante questo periodo, in una data indefinita compresa tra l’espulsione degli Italiani dalla Libia e la Dichiarazione congiunta Sino- Britannica. Nato da genitori dell’alta borghesia con origini operaie, soffriva per via del suo approfondito livello d’istruzione, inappropriato per la classe sociale a cui apparteneva. Dopo aver lavorato per diversi anni nel knowledge economy come amministratore di basso rango nel settore privato, lasciò gli Stati Uniti per cercare asilo altrove.

Sebbene la generazione precedente alla sua avesse esaurito la funzione dell’arte all’interno della società, RK decise di definirsi comunque un “artista”. In un mondo sempre più caratterizzato dall’high-tech e bramoso di “leader creativi” per i suoi proliferanti social networks, la “pratica artistica” (come l’arte veniva chiamata in quel tempo) era divenuta obsoleta, rapidamente rimpiazzata dalla più utilitaristica “consulenza estetica”.

Quando RK raggiunse i suoi 70 anni, cominciò a pianificare la sua stessa morte. Decise che avrebbe praticato l’eutanasia su se stesso per permettere di sfruttare al meglio la donazione del suo cervello ipertimestico ad un osservatorio di cervelli. Se, come era stato affermato, il cervello del famoso amnesico Henry Molaison fu il cervello emblema dell’era moderna, la memoria autobiografica di classe superiore di RK fece di lui la quintessenza dei case study degli inizi del XXI secolo.

A differenza delle banche e degli archivi di cervelli, l’osservatorio a cui RK avrebbe donato il proprio cervello non consisteva in un servizio di stoccaggio per la conservazione storica o in un’unità di catalogazione per ricerche cliniche. Piuttosto, il suo obiettivo era quello di preservare e mantenere sia la materia cerebrale che il contesto astratto all’interno del quale i cervelli donati si erano plasmati, nell’interesse di futuri validi interlocutori. Nel XXI secolo il futuro definiva il presente ed era diventato senza confini, quindi, un cervello nell’osservatorio doveva essere preservato insieme alle storie di vita, agli oggetti e alle fotografie.

Il primo oggetto catalogato nella cartella del donatore RK consiste nell’ultimo artefatto da lui prodotto: una video documentazione muto sull’ultimo giorno prima della sua morte. Il video documenta il vagare di RK per l’Aventine, progettato dall’architetto post-moderno Michael Graves: un complesso multifunzionale caratteristico del “volto carnevalesco” del Neoclassicismo all’Italiana della California meridionale.

Veduta dell'allestimento

Veduta dell'allestimento

Facsimile d’artista, Stampa laser, mensola in legno, vetro, carta colorata

Stampa a collodio umido su vetro. Realizzato in collaborazione con l’artista Noah Doely

Veduta dell'allestimento

Radio dramma a 4 canali. Lettori mp3, cuffie, piedistalli, pelliccia sintetica, 4 episodi di un radio dramma

Natura morta. Pianta aerea (Tillandsia), stampa laser, pelle sintetica scamosciata