Prêt-à-perform. The Class of Marina Abramovic

2 - 19 ottobre 2002
A cura di Marina Abramovic

Anna Berndtson, Oliver Blomeier, Sarah Braun, Ivan Civic, Yingmei Duan, Nezaket Ekici, Franz Gerald-Krumpl, Marica Gojevic, Daniel Müller-Friedrichsen, Iris Selke, Dorte Strehlow, Melati Suryodarmo, Irina Thormann, Susanne Winterling, Herma Auguste Wittstock, Viola Yesiltac.

 

In questa carrellata di quattro ore gli artisti si esibiscono in una serie di performance improntate sulle più svariate tematiche, combinando molteplici mezzi espressivi.

 

Alcuni di essi fanno del proprio corpo l’oggetto della performance, come ad esempio Dorte Strehlow, che sdraiata su un tavolo ingoia i quattro chili di miele che colano su di lei, in un gesto eccessivo e lussurioso che va oltre all’atto di riempire lo stomaco per placare la fame. Oppure Herma Auguste Wittstock, che ausculta e amplifica il battito del suo cuore.

 

C’è, invece chi, mette il proprio corpo al centro dell’attenzione come un oggetto di culto, riprendendo ad esempio il motivo classico del narcisismo, come Iris Selke la cui performance ruota intorno a un’immagine riflessa e infranta, oppure rappresentando il proprio corpo come una figura statica, che in realtà assume man mano diverse posizioni (in piedi, seduta, sdraiata) come in una sorta di slow motion (Sarah Braun). Sempre legato al culto del corpo è il lavoro di Ivan Civic che si fa accompagnare nella sua performance da due “guardie del corpo” sado-maso.

 

Nezaket Ekici evoca immagini ed emozioni nel pubblico con la sua performance e installazione video, in cui prende a morsi un tappeto erboso steso lungo il suolo della galleria, mentre grazie a Susanne Winterling assistiamo al Sogno di un nuotatore, ambientato sul trampolino di una piscina. Anna Berndtson riflette su un tema di estrema attualità, ovvero il problema dell'eccesso di rifuti e di veleni nel mondo in cui viviamo e nei nostri stessi corpi. Altri si esibiranno in una sorta di discorso, come Yingmei Duan e Olliver Blomeier, oppure Daniel Müller-Friedrichsen che gioca sulle aspettative del pubblico, sfruttando le diverse possibilità offerte dal suono, o Marica Gojevic che in Poesia descrive parole e immagini tratte dai suoi ricordi.

 

Più concettuali sono il progetto di Melati Suryodarmo che in The Promise mette in discussione il significato delle cose, sottolineandone il loro carattere illusorio, legato alle emozioni dei singoli individui, e le performance di Viola Yesiltac e Irina Trhoman che trattano temi attuali legati alle identità culturali e il nazionalismo.
Infine Franz Gerald-Krumpl traccia in venti ore di performance la sua Life-Line, una serie di linee che rimarranno sul muro come una sorta di diagramma di un contatore di frequenze cardiache.

"All’epoca Marina Abramovic era fidanzata con Paolo Canevari, artista amico di Viafarini dove aveva realizzato la sua installazione nel 1992.
Incontrai Marina a Parigi, a una cena a casa della collezionista Giuliana Setari. Grazie alle raccomandazioni di Paolo, Marina mi fece grandi feste, nel suo stile empatico. Pensai allora di chiederle un progetto per Viafarini, e Marina mi parlò del suo gruppo artistico in Olanda, dove insegnava. Fui messa in contatto con l’efficientissima artista coreana  Melati Suryodarmo e si iniziò ad organizzare. L'esperienza fu così positiva che di conseguenza si presentò una proposta al PAC, il Padiglione d’arte Contemporanea di Milano per l’anno successivo, con l’appoggio di Angela Vettese".

Patrizia Brusarosco

Prêt-à-perform. The Class of Marina Abramovic

2 - 19 ottobre 2002
A cura di Marina Abramovic

Anna Berndtson, Oliver Blomeier, Sarah Braun, Ivan Civic, Yingmei Duan, Nezaket Ekici, Franz Gerald-Krumpl, Marica Gojevic, Daniel Müller-Friedrichsen, Iris Selke, Dorte Strehlow, Melati Suryodarmo, Irina Thormann, Susanne Winterling, Herma Auguste Wittstock, Viola Yesiltac.

 

In questa carrellata di quattro ore gli artisti si esibiscono in una serie di performance improntate sulle più svariate tematiche, combinando molteplici mezzi espressivi.

 

Alcuni di essi fanno del proprio corpo l’oggetto della performance, come ad esempio Dorte Strehlow, che sdraiata su un tavolo ingoia i quattro chili di miele che colano su di lei, in un gesto eccessivo e lussurioso che va oltre all’atto di riempire lo stomaco per placare la fame. Oppure Herma Auguste Wittstock, che ausculta e amplifica il battito del suo cuore.

 

C’è, invece chi, mette il proprio corpo al centro dell’attenzione come un oggetto di culto, riprendendo ad esempio il motivo classico del narcisismo, come Iris Selke la cui performance ruota intorno a un’immagine riflessa e infranta, oppure rappresentando il proprio corpo come una figura statica, che in realtà assume man mano diverse posizioni (in piedi, seduta, sdraiata) come in una sorta di slow motion (Sarah Braun). Sempre legato al culto del corpo è il lavoro di Ivan Civic che si fa accompagnare nella sua performance da due “guardie del corpo” sado-maso.

 

Nezaket Ekici evoca immagini ed emozioni nel pubblico con la sua performance e installazione video, in cui prende a morsi un tappeto erboso steso lungo il suolo della galleria, mentre grazie a Susanne Winterling assistiamo al Sogno di un nuotatore, ambientato sul trampolino di una piscina. Anna Berndtson riflette su un tema di estrema attualità, ovvero il problema dell'eccesso di rifuti e di veleni nel mondo in cui viviamo e nei nostri stessi corpi. Altri si esibiranno in una sorta di discorso, come Yingmei Duan e Olliver Blomeier, oppure Daniel Müller-Friedrichsen che gioca sulle aspettative del pubblico, sfruttando le diverse possibilità offerte dal suono, o Marica Gojevic che in Poesia descrive parole e immagini tratte dai suoi ricordi.

 

Più concettuali sono il progetto di Melati Suryodarmo che in The Promise mette in discussione il significato delle cose, sottolineandone il loro carattere illusorio, legato alle emozioni dei singoli individui, e le performance di Viola Yesiltac e Irina Trhoman che trattano temi attuali legati alle identità culturali e il nazionalismo.
Infine Franz Gerald-Krumpl traccia in venti ore di performance la sua Life-Line, una serie di linee che rimarranno sul muro come una sorta di diagramma di un contatore di frequenze cardiache.

"All’epoca Marina Abramovic era fidanzata con Paolo Canevari, artista amico di Viafarini dove aveva realizzato la sua installazione nel 1992.
Incontrai Marina a Parigi, a una cena a casa della collezionista Giuliana Setari. Grazie alle raccomandazioni di Paolo, Marina mi fece grandi feste, nel suo stile empatico. Pensai allora di chiederle un progetto per Viafarini, e Marina mi parlò del suo gruppo artistico in Olanda, dove insegnava. Fui messa in contatto con l’efficientissima artista coreana  Melati Suryodarmo e si iniziò ad organizzare. L'esperienza fu così positiva che di conseguenza si presentò una proposta al PAC, il Padiglione d’arte Contemporanea di Milano per l’anno successivo, con l’appoggio di Angela Vettese".

Patrizia Brusarosco

Melati Suryodarmo ha contribuito alla curatela del progetto

Melati Suryodarmo, "The Promise".

Melati Suryodarmo, "The Promise".

Dorte Strehlow, "L'ape regina".

Dorte Strehlow, "L'ape regina".

Franz Gerald-Krumpl, "Life lines".

Viola Yesiltac, "Senza titolo".

Sarah Braun, "Muppet".

Yingmei Duan, "My Future".

Susanne Winterling, "A swimmer's doubt".

Susanne Winterling, "A swimmer's doubt".

Melati Suryodarmo, il fronte della cartolina di ringraziamento.

Melati Suryodarmo, ringraziamento.