Ephemera

a cura di Jonathan Colombo, Stefano Cavaliero, Arianna Tremolanti

Il progetto curatoriale Ephemera è stato realizzato da Jonathan Colombo, Stefano Cavaliero e Arianna Tremolanti in dialogo con gli artisti che hanno preso parte al programma di residenza di Viafarini tra giugno 2021 e febbraio 2022. 

"Ephemera nasce come un progetto curatoriale collettivo rivolto agli artisti in residenza in Via Farini. Un primo incontro con loro ha portato la nostra indagine a insinuarsi in un campo percepito come parzialmente trascurato dalla comunicazione ufficiale, ovvero i processi mentali, gli stimoli, i confronti, i dubbi: in poche parole lo scarto che esiste fra. l’ideazione di un lavoro e la sua realizzazione. La residenza è un percorso che porta l’artista a nuove consapevolezze, e la sola esibizione del lavoro svolto alla fine di ogni ciclo ne riesce a trasmettere solo una parte. Vogliamo allora dedicarci al non detto e al non fatto, agli scarti, ai ripensamenti, ai cambi di direzione: a ciò che, passo dopo passo, porta alla realizzazione dell’opera pur restando invisibile, e che per questo definiamo effimero. Il percorso si articola dunque in una forma che ha qualcosa in comune con l’intervista, ma che si distanzia dagli aspetti più formali e coercitivi di questa. L’intervista infatti, come modello comunicativo, ha una struttura e un setting ben definiti. Proprio tale definizione programmata lascia la sua impronta nel modo in cui la conversazione si esprime e in cui le risposte prendono forma. Intendiamo cioè che nell’intervista classica, i ruoli scanditi di intervistatore e intervistato, la posizione dei due interlocutori rivolti l’uno verso l’altro, la formalità di cui sono circondate queste strutture, indirizzano i parlanti a ripercorrere, entrando ciascuno nei propri ruoli, una sorta di strada consuetudinaria, lasciando fuori l’imprevisto, la bizzarria, l’incomprensione, l’incoerente, e molto altro ancora. Vogliamo ricevere le nostre risposte attraverso un tipo di intervista che è molto più simile ad una chiacchierata tra conoscenti davanti ad una birra, un modello che incoraggia il flusso espressivo e invita l’interlocutore ad ignorare i confini dettati da ruoli, spazi e tempi. Sono stati quindi previsti una serie di incontri informali, non pianificati, nei quali noi curatori andiamo a trovare gli artisti di Via Farini calandoci con loro nell’immediatezza del lavoro e nella quotidianità dello Studio, incoraggiando racconti che riguardano ciò che spontaneamente fluisce nel momento. I dialoghi possono vertere anche su tematiche non strettamente legate all’arte o al lavoro, ma che inevitabilmente hanno un’influenza e un legame con la ricerca artistica. Insomma, otteniamo i nostri racconti e le nostre risposte in negativo, nei riflessi, in tutti quei modi indiretti e di contorno che pure sono fondamentali. Nella prospettiva in cui la residenza è un luogo di scambio e un catalizzatore di incontri, lavoriamo anche sul rapporto che gli artisti instaurano tra di loro, per ricostruire le influenze reciproche che la condivisione di uno spazio di lavoro causa inevitabilmente."
Jonathan Colombo, Stefano Cavaliero e Arianna Tremolanti

Ephemera

a cura di Jonathan Colombo, Stefano Cavaliero, Arianna Tremolanti

Il progetto curatoriale Ephemera è stato realizzato da Jonathan Colombo, Stefano Cavaliero e Arianna Tremolanti in dialogo con gli artisti che hanno preso parte al programma di residenza di Viafarini tra giugno 2021 e febbraio 2022. 

"Ephemera nasce come un progetto curatoriale collettivo rivolto agli artisti in residenza in Via Farini. Un primo incontro con loro ha portato la nostra indagine a insinuarsi in un campo percepito come parzialmente trascurato dalla comunicazione ufficiale, ovvero i processi mentali, gli stimoli, i confronti, i dubbi: in poche parole lo scarto che esiste fra. l’ideazione di un lavoro e la sua realizzazione. La residenza è un percorso che porta l’artista a nuove consapevolezze, e la sola esibizione del lavoro svolto alla fine di ogni ciclo ne riesce a trasmettere solo una parte. Vogliamo allora dedicarci al non detto e al non fatto, agli scarti, ai ripensamenti, ai cambi di direzione: a ciò che, passo dopo passo, porta alla realizzazione dell’opera pur restando invisibile, e che per questo definiamo effimero. Il percorso si articola dunque in una forma che ha qualcosa in comune con l’intervista, ma che si distanzia dagli aspetti più formali e coercitivi di questa. L’intervista infatti, come modello comunicativo, ha una struttura e un setting ben definiti. Proprio tale definizione programmata lascia la sua impronta nel modo in cui la conversazione si esprime e in cui le risposte prendono forma. Intendiamo cioè che nell’intervista classica, i ruoli scanditi di intervistatore e intervistato, la posizione dei due interlocutori rivolti l’uno verso l’altro, la formalità di cui sono circondate queste strutture, indirizzano i parlanti a ripercorrere, entrando ciascuno nei propri ruoli, una sorta di strada consuetudinaria, lasciando fuori l’imprevisto, la bizzarria, l’incomprensione, l’incoerente, e molto altro ancora. Vogliamo ricevere le nostre risposte attraverso un tipo di intervista che è molto più simile ad una chiacchierata tra conoscenti davanti ad una birra, un modello che incoraggia il flusso espressivo e invita l’interlocutore ad ignorare i confini dettati da ruoli, spazi e tempi. Sono stati quindi previsti una serie di incontri informali, non pianificati, nei quali noi curatori andiamo a trovare gli artisti di Via Farini calandoci con loro nell’immediatezza del lavoro e nella quotidianità dello Studio, incoraggiando racconti che riguardano ciò che spontaneamente fluisce nel momento. I dialoghi possono vertere anche su tematiche non strettamente legate all’arte o al lavoro, ma che inevitabilmente hanno un’influenza e un legame con la ricerca artistica. Insomma, otteniamo i nostri racconti e le nostre risposte in negativo, nei riflessi, in tutti quei modi indiretti e di contorno che pure sono fondamentali. Nella prospettiva in cui la residenza è un luogo di scambio e un catalizzatore di incontri, lavoriamo anche sul rapporto che gli artisti instaurano tra di loro, per ricostruire le influenze reciproche che la condivisione di uno spazio di lavoro causa inevitabilmente."
Jonathan Colombo, Stefano Cavaliero e Arianna Tremolanti